Officina Web Marketing

La realizzazione di un sito web è una cosa importante, ma non deve costare una fortuna. Il valore viene dopo avere creato un proprio sito web, quando il stio diventa uno strumento di comunicazione e di conversazione con i prorpi clienti.

lunedì 4 maggio 2009

IL MERCATO E LA CRISI, CHI GIOCA A NASCONDINO?

di Beniamino Buonocore

Ogni giorno ci confrontiamo con con la nostra società o con l'immagine che di essa ci trasmettono.
Ogni giorno, e ormai da tempo, i media ci riferiscono della profonda crisi economica, finanziaria e di occupazione che stiamo vivendo.
Sembra incredibile quanto tocchiamo quotidianamente l'effetto della crisi economica incontrando i migliaia di clienti, amici, parenti che abbiamo.
Sembra incredibile quanto io, quotidianamente, occupandomi di marketing, tocchi l'effetto della crisi sulle piccole e medie imprese.
Ma non solo.
Mi piace partire da un aneddoto. Quando da molto giovani giocavamo a nascondino (credo che almeno una volta ci abbiamo giocato tutti - e chi non lo ha fatto si fermi qui), dicevo, quando da piccoli giocavamo a nascondino, c'era quello che disperatamente cercava di salvarsi facendo "tana"; e invece c'era quello che rimaneva barricato dietro il suo nascondiglio aspettando che qualcuno (coraggioso) facesse "tana libera tutti".
La sensazione che sto vivendo è proprio questa. Le aziende, le piccole e medie, forza trainante del sistema economico, hanno trovato il loro "nascondiglio" e stanno aspettano qualcuno che faccia "tana libera tutti" e li porti fuori da queste sabbie mobili.
Il tema è che la piccola imprenditoria italiana (ma dopo quello che dirò non potremo più chiamarla cosi) resta immobile.
Per definizione l'imprenditore è un soggetto che investe (oculatamente ma investe), rischia ma compara il suo rischio al valore aggiunto della sua offerta, precede i gusti delle persone e si prepara a soddisfarli.
Ma tutto questo non lo troviamo. Troviamo solo pseudo/imprenditori che hanno solo un idea: taglio i costi e aspetto.
Ne vale il tema che le entrate dei consumatori non portano a fine mese, perché quello è il normale rapporto fra domanda e offerta, che si regola da solo senza interventi di nessuno.
L'immobilismo dell'imprenditoria sta affossando il mercato.
Certo i media non aiutano atteso che non passa giorno che qualcuno non vada in TV a dire il peggio politico del sistema italiano. Che poi a dirla tutta sono proprio loro il sistema politico.
Mi si accappona la pelle quando il Governatore della Banca d'Italia va in qualsiasi platea a parlare di crisi e di inutilità del governo. Però lui governa il sistema bancario. Magari ci aspetteremo una idea per aiutare a risolvere i mutui che crescono senza controllo.
Ma non do la colpa alla politica. Sono degli inetti, ma finché li eleggiamo ce li teniamo.
LA COLPA E' DELLA PICCOLA IMPRESA CHE STA GIOCANDO A NASCONDINO e aspetta che qualcuno faccia "tana libera tutti".
Ogni giorno mi sento dire, devo tagliare i costi. Taglio la pubblicità.
Ma la pubblicità, la comunicazione (cose e momenti diversi nella strategia d'impresa, vi prego non pensiate siano la stessa cosa) sono parte delle fondamenta dell'economia.
Siete mai stati al mercato.
Siete mai stati in borsa.
Siete mai stati ad un comizio.
Siete mai andati al circo.
In questi posti la gente URLA. Urla la sua offerta, urla che le sue mele sono le più succose, urlano che vendono un titolo a 1 centesimo in meno, urlano di se stessi per farsi eleggere, urlano che lo spettacolo dei leoni sta per cominciare.
URLANO, URLANO, URLANO ... comunicano.
Se in mezzo alla stazione volete farvi trovare da un amico che vedete da lontano cosa fate ... Urlate!!
Allora il primo passo. Diciamo alle aziende, (o se siamo azienda facciamo), comunichiamo che esistiamo, comunichiamo la nostra offerte, lanciamo idee. Muoviamoci perché credo che ognuno (questa volta) deve fare "tana" per se stesso.
Naturalmente, mi darebbero il nobel se con pochi concetti avessi trovato la soluzione alla crisi economica in atto. Va da se che l'esempio riportato vuole essere lo spunto ad un argomentazione,più ampia.
Non vorrei aver generato confusione, sostanzialmente il tema che propongo è che la crisi provoca una frenata brusca dell'imprenditoria, ma da ciò, ne deriva un maggior aumento della crisi, e cosi in un circolo senza fine.
il sistema economico è dettato dall'equilibrio fra domanda/offerta. Questo equilibro porta alla determinazione del "giusto prezzo", delle quantità che l'industria deve produrre calcolando il suo giusto utile marginale.
Questa regola è fissa (come nella fisica). Da essa non si può trascendere.
L'impresa italiana ha provato ad uscire da questa regola, ma alla fine si è dovuta scontrare (perdendo) con questa regola.
Chi guadagnava diciamo 3.000.000 al mese oggi si ritrova con 1.500 euro. Ma la sua domanda non è cambiata.
Ma l'offerta.
Quella gli si è raddoppiata nel valore. Risultato nel medio - lungo periodo (ora siamo nel medio), crollo dei consumi, inflazione: le azienda speculano con l'euro e aumentano l'ingresso all'offerta, successivamente, deflazione (le azienda tendono a compensare i mancati incassi, aumentando i prezzo del loro prodotto con la conseguenza che tagliano fuori le classi medie dall'acquisto, o le costringono all'indebitamento sovradimensionato. Dove è il tema: anche la deflazione (possiamo anche chiamarla recessione - impropriamente) esaurisce la sua spinta, (vi risparmio i motivi), se il sistema impresa non ricomincia a fare il suo lavoro di generatore di offerta che equilibra la domanda, il sistema è destinato al crash, perché il rapporto fra domanda e offerta è una regola propria dell'economia e non degli economisti.
Se l'impresa non fa "tana", riappropriandomi di un esempio del nascondino, ho meglio se l'impresa non comincia a "generare desiderio", "innovazione", "prezzo" (non promozione o sconto ma proprio PREZZO), non ci saranno soluzioni. Lo stato può aiutare poco, e comunque si deve bilanciare con il suo costo (le tasse), che sono acceleratore o freno di un sistema economico.

Nessun commento:

Posta un commento