Officina Web Marketing

La realizzazione di un sito web è una cosa importante, ma non deve costare una fortuna. Il valore viene dopo avere creato un proprio sito web, quando il stio diventa uno strumento di comunicazione e di conversazione con i prorpi clienti.

giovedì 24 giugno 2010

In fondo è solo un disegno.

E' successo ancora. E credo continuerà a succedere. E chissà se mi abituerò mai.
Con Monica (senza tirarla troppo per le lunghe a raccontarvi chi è) abbiamo ralizzato lo start up di un locale. Abbiamo ragionato sulla comunicazione, sui valori del marchio, sui motivi d'acquisto. Tutte cose che conoscono.
Abbiamo presentato l'idea al cliente (mah) e successivamente abbiamo presentato marchio, materiale istituzionale, sito web e tutto ciò che era stato concordato.
Del marchio e del valore dell'idea si sono fatti belli tutti coloro che non avevano avuto ne idee e capacità di realizzare una cosa del genere. Ma tant'è così è il mondo delle consulenze.
Quando si è trattato dei compensi, concordati, pattuiti, condivisi, e tutto quello che volete ... ci siamo sentiti rispondere. "Ma in fondo dobbiamo pagare per tre disegni ..."
Morale? Non so se c'è una morale, e se c'è attiene alle esperienze personali di ogni professionista. Però mi sa tanto che grossa parte delle deficenze delle aziende non sono nella crisi e in altre menate affascinanti. Ma stà più nella impreparazione della classe imprenditoriale (doppio mah) e come se al peggio non ci fosse fine, nella mancanza di umiltà (ma meglio furbizia) nel capire che ci sono professioni che aiutano l'impresa, ma vanno rispettate e onestamente capite.
Alla fine i soldi che ci siamo guadagnati onestamente li abbiamo avuti. Quello che il cliente non ha più è la nostra collaborazione. Peggio per lui.

lunedì 4 gennaio 2010

Se è gratis non vale nulla.

di beniamino buonocore

Il prezzo è quel valore assoluto che un soggetto è disposto a pagare per ricevere un determinato valore (prodotto o servizio) da una azienda o da un professionista. Ovvero il consumatore sempre e comunque attribuisce un valore ad un bene e lo confronta con quanto gli viene proposto come prezzo. Come in una equazione matematica se uno dei due risultati è zero (gratis) anche il valore percepito del bene sarà zero.
Definire il giusto prezzo, e valorizzare l'operato della nostra azienda o del nostro lavoro come professionisti è forse una delle attività più difficili della attività di marketing, e per determinarlo c'è un modo giusto e un modo sbagliato. In entrambe i casi abbiamo due confini precisi: il prezzo non può essere troppo basso perché altrimenti genererebbe una perdita e non può essere troppo alto perché non incontrerebbe la domanda.
Ragioniamo su due degli elementi necessari alla determinazione del giusto prezzo.

1)Soddisfazione dei bisogni / desideri.
2)Percezione del valore ricevuto.

La soddisfazione dei bisogni / desideri è in sostanza il valore che l'azienda (o il professionista) è in grado di trasferire ai suoi clienti, tenendo conto della capacità economica dei soggetti, ed è la base su cui porre la richiesta di valore, ovvero il prezzo: in questo senso il prezzo diventa quel valore che il consumatore è disposto a concedere dopo aver ricevuto un determinato valore dall'impresa. In buona sostanza il prezzo è la risposta alla domanda: che cosa ottengo pagando?
Alcune considerazioni fin troppo sintetiche portano a dire che il prezzo è determinato fra l'incontro tra domanda e offerta. Ma tale tesi è assolutamente riduttiva e non riesce a dare l'esatto valore del prezzo. Se è infatti vero che è il consumatore, con la sua domanda, a porre il tetto del prezzo, è anche vero che egli, in assenza di altri parametri, accetterà il prezzo più basso, che non necessariamente corrisponderà con la sua disponibilità a pagare per un determinato bene. Se come consumatore sono disposto ad accettare 10 come prezzo, accetterò anche tutto ciò che è minore di 10, ma non accetterò ciò che è maggiore di 10.
Dunque è necessario riuscire a determinare ciò che il consumatore è disposto a spendere per un determinato bene o servizio, ovvero lavorare sulla percezione del valore ricevuto dal consumatore.
La percezione del valore è forse la parte più importante su cui lavorare, richiede uno sforzo di conoscenza dei clienti, del segmento sociale e demografico in cui sono inseriti, richiede di valutare ciò che scaturisce nella mente di una persona con il possesso o l'uso di un determinato prodotto.
Certo le grandi aziende possono permettersi grandi indagini di mercato, focus group, aree test e quant'altro, ma anche le piccole imprese possono attivarsi per comprendere i loro consumatori: può essere utile una attenta attività di customer relationship management (CRM) per valutare l'interazione con vari tipologie di prodotto, valutare attentamente la concorrenza su prodotti uguali e affini, e, perché no, della attività di relazione sui social network. Ma forse più importante, strutturare le proprie attività di comunicazione con l'obiettivo di trasmettere il giusto valore del prodotto, ed aumentare la percezione del valore percepito, magari stando attenti a diversificare la comunicazione dello stesso prodotto ma su target differenti.

domenica 27 dicembre 2009

Law marketing, le novità si basano su basi solide.

di beniamino bonocore

Ultimamente mi sto interessando al law marketing (o anche detto marketing legale) e ho aperto anche una vetrina apposità per sviluppare l'argomento, insomma un law marketing agency.
L'interesse è nato da quando mi occupo della promozione, meglio, dello sviluppo del brand del portale avvocato.it. Questo mi ha fatto conoscere una realtà che ha grandi opportunità di sviluppo e che può avere grandi vantaggi nell'acquisire una mentalità marketing oriented.
Ma il marketing e il law marketing sono veramente due discipline diverse. Assolutamente no. Diciamo che nella professione forense gli elementi da considerare sono diverse che non quelle di una strategia su un prodotto.
La differenza sostanziale sta nel fatto che se devo agire su un prodotto, su un servizio, posso modificarlo e comunicarlo strategicamente per assecondare i bisogni/desideri del pubblico a cui voglio riferirmi. Nel law marketing non posso adeguare il prodotto atteso che il prodotto è la stessa professione forense e che quindi non posso adeguare l'offerta alla domanda semplicemente cambiando i parametri dell'offerta. Ma ciò non è per forza di cose un male: nel law marketing sono costretto ad andare a fondo nella ricerca degli elementi strategici, devo avere una comunicazione incentrata sul "valore" espresso dal professionista e, in un mercato fatto di conversazioni, devo avvicinare one to one i soggetti per creare un filo di dialogo fra chi domanda e chi offre, devo scovare quegli elementi che possono avvicinare avvocato e cliente in una specificità che va oltre l'evento unico del patrocinio in tribunale. Insomma una sfida interessante.

giovedì 17 dicembre 2009

Le conversazioni sono mercato.

Se siete passati dal titolo, spero avrete già capito cosa penso. Se avete un dubbio, o meglio se la mia capacità di aver avuto un pensiero e di comunicarlo è ridotta allora andiamo avanti nel ragionamento.
Facciamo il contrario delle regole della scrittura sul web, partiamo da lontano, per cui il post dovrete leggervelo tutto.
Racconto una storia.
(azione) Due amici hanno deciso di passare un fine settimana in una località di mantagna, è un bel posto sulle alpi, dalla parte della svizzera. (colore) E' sabato sera, hanno portato fuori, sul prato davanti alla casa due poltrone, e sono li seduti in silenzio. La luna non c'è, e non ci sono neanche le nuvole, ciò che potete immaginare del cielo stellato che ammirano è prorpio la bellezza a cui loro assistono. Sono li, insieme, amici che condividono un cielo stellato.
(azione) Ad un tratto, l'amico dice all'altro: Vorrei viaggiare nelle spazio".
Alt fermate la storia.
Questo tizio ha detto che vuole andare nello spazio!
I SEO e i SEM si lanciano per indicizzare sui motori di ricerca  "viaggi nello spazio" cosi sono primi su google e calcoreranno i ROI, e i loro clienti che vanno nello spazio saranno contenti perchè sono i risultati che contano e con google pagate solo quelli.
I Pubblicitari si lanceranno in una campagna su tv, radio affissione, strilleranno i loro slogan: LO SPAZIO COME NON LO AVETE MAI VISTO. oppure LO SPAZIO VISTO DALLO SPAZIO.
Paritranno campagne virali: "come assmblare la tua personale nave spaziale".
Persino Bignami, pubblicherà un libricino: COMPENDIO ALLA GRAMMATICA MARZIANA".
Ma la storia è un altra: l'amico ascolta il desiderio dell'amico, non ha bisogno di rispondere nulla, si alza, va dentro casa e dopo pochi minuti torna: ha un libro in mano. Lo passa all'amico e gli dice: " Buon Viaggio"
L'amico prende il libro, legge il titolo: IL CICLO DELL FONDAZIONI di Isaac Asimov.
L'amico sorride, è contento: "Grazie è quello che volevo".
Abbiamo messo il mercato come soggetto della nostra indagine e punto di arrivo del sistema impresa, e cosi ci siamo scordati dell'uomo.
La soluzione non è nel web 2.0 piuttosto che in invertising, la soluzione credo che sia nel recuperare l'uomo come soggetto principale delle nostre attività e non ciò che esso, contaminato da fattori esterni diventa. L'uomo è causa, tutto il resto è effetto.
Se l'impresa tutta ricomicia a riconoscere l'uomo come suo compagno d'avventura, tutto ciò che sarà effetto del singolo uomo sarà effetto per l'impresa.
La storia che vi ho raccontato può anche non essere l'esempio perfetto, e vi prego non passate il vostro tempo a trovare lagune dalettiche nel racconto della stroria. Concentratevi su questo. Gli amici si conosco, hanno gli stessi pensieri perchè sono prima di tutto due uomini, e la soddisfazione data al "viaggiatore" sta tutto nell'intuito che l'altro ha avuto.
E l'intuito non è magia, è dentro di noi e viene fuori quando noi, ovvero l'impresa, parte dal fatto di essere anche essa un uomo. E' l'empatia fra uomo e uomo la vera conversazione.
Voglio dire, la natura di ogniuno, più o meno grande, è la capacità di avere pensieri prorpi di avere idee prorpie ed è quello che porta avanti, se mi appiattisco su il pensiero di un altro è come se sulla terra ci fosse una persona sola.
La conversazione è il soggetto principale è ciò su cui si basa tutto, il mercato è uno degli elementi che scaturiscono dalle conversazioni, da cui però vengono fuori altre migliaia di cose. La benzina del motore dello sviluppo è la creatività, nella sua accezione più ampia, le imprese devono riscoprirla, essere intuitive, e creative, facciamo tutte le indagini che vogliamo, ma alla fine mettiamoci del nostro, il nostro intuito e la nostrà creatività. Pubblicità, web, tutto ciò che è comunicazione la servizio dell'impresa, ritorneranno ad essere strumenti formidabili.

mercoledì 16 dicembre 2009

L'importanza di parlare di marketing.

di beniamino buonocore

Ogni tanto mi dimentico di essermi creato questo luogo di riflessione (vero si chiama blog), che quasi nessuno legge, anzi credo nessuno, ma che nelle mie intenzioni serve per consegnare alla rete le mie riflessioni, quasi che mi aiuti a conservarel nel tempo per poterle rileggere ogni tanto, per non perdere il filo del discorso, per non farmi distrarre dalle tante nozioni che servono e su cui a volte ti "fissi" e creandoti una abituidne di pensero che è nemica della creativià.
Lo spunto mi è arrivato dal titolo che diedi a questo blog: officina web marketing, o meglio: riflettiamo sulla evoluzione del marketing nel web. Da quelo momento molte cose sono cambiate e le esperienze lavorative sono aumentae e si sono diversificate. Adesso, mi capita di occuparmi della promozione di un portale che si chiama avvocato.it. E la mia mente si riempie di nozioni di law marketing, marketing legale, mi avvicino ai convegni e agli scritti di altri consulenti che si occupano della promozione degli studi legali, di commercialisti di notai: sembra tutto nuovo. Il marketing si evolve, assume una dimensione verticale perchè occupa degli specifici settori, e in qualche modo si specializza, quasi che applicasse su se steso le regole che invece fissa per gli altri. Diventa un prodotto. Un prodotto da vendere. Ecco il pensiero che mi logora da ieri sera. Ero a cena con Luciano, scherzavamo, mangiavamo bene, accompagnati da un ottimo vino e riflettavamo sul lavoro (facciamo due cose diverse), io mi occupo di strategia, lui di formazione. Gli raccontavo di questa nuova esperienza sul portale avvocato.it, di come cresceva l'interesse sulle strategie di marketing legale, sembrava tutto interessante, finchè non mi sono accorto che in realtà parlavamo del marketing come un prodotto e non come una opportunità.
Il marketing non è un prodotto, è sbagliato parlare di law marketing solo perchè è riservato agli studi legali, è sbagliato parlare di web marketing solo perchè uso il web come strumento di promozione. E' sbagliato perchè utilizzo una "strategia di posizionamento" su un concetto solo perchè lo voglio vendere e dunque lo trasformo in prodotto per il consumatore. Ma in quel preciso momento ho limitato l'opportunità del concetto di marketing di essere se stesso in tutte le sua sfaccettature, di essere incoerente con se stesso perchè è pensiero umano dedicato ad altri essere umani. L'elasticità di una "filosofia" fatta dagli unomini a vantaggio di altri uomini che non può essere ingabbiata in regole di marca o di prodotto ad uso di pochi.
Ho cominciato a pensare che il concetto di marketing ha in se stesso la regola e l'eccezione che ne conferma la validità.
Credo che devo riconquistare me stesso, la convizione che impresa è parte integrante dell'uomo, che lavora per un bisogno che va oltre il concetto innaturale del denaro, ma che si rende attivo per se stesso per sentirsi vivo. Perchè il lavoro è una parte della nostra vita, ci rende un gruppo e non tanti singoli elementi inutili in se stessi. Se marketing è amplificare il mio lavoro, la mia impresa per gli altri, indipendentemente dalle definizioni di valore per altri e valore per me, allora non lo ingabbio, lo rendo libero di esprimersi e lo armo della creativià, lontano da regole, target, permission o quello che si vuole, ma lo trasformo in un modo di essere uomo in una comunità, lo riporto alla stessa essenza di persona che vive per se solo se è all'interno di un gruppo. Lo rendo utile, un compagno di viaggo e una vera opportunità.

martedì 13 ottobre 2009

WEB 2.0: RIVOLUZIONE O EVOLUZIONE.

di Beniamino Buonocore

Il bello della rete è che trovi di tutto su tutto. Oggi leggevo un po di blog e sono incappato in questo post.
Mi sono chiesto cosa fosse per me il web 2.0, e già nel commento al post ho detto che non ci vedo nessuna rivoluzione, ma credo sia solo una normale evoluzione, anche meglio adeguamento della tecnologia e delle cose che ci offre, alla nostra struttura sociale.
L'essere umano ama e ambisce all'agregazione. Se penso alla storia del web, e alla sua (in fondo) brevissima vita, ho la sensazione che inevitabilmente si stia adeguando alla struttura sociale dell'essere umano.
Lo sforzo, la sfida che le attività di marketing hanno dovuto da sempre superare, è l'individuazione dei "gruppi" di persone (chiamati consumatori, fruitori, utenti, ecc ecc), che condividessero un interesse per un "valore": marca, prodotto, servizo.
Negli anni 70, i gruppi erano stratificati in base ad elementi sociodemografici, successivamente, dagli anni 80' si è cominciato a comprendere che pur appartenendo a categorie sociodemografiche identiche, due soggetti potevano avere gusti e desideri diversi. Fino ad oggi, dove l'aggregazione è divenuta per gruppi di interessi manifestati e condivisi.  Ma il tema principe è rimasto la ricerca di gruppi (tribù) aggregati sotto un comune desiderio da soddisfare.
Il web 2.0 non è artefice di nulla, è solo la ennesima conferma, l'ennesima manifestazione di questa struttura sociale.
Non credo sia una rivoluzione, forse lo sembra perchè corre a passi veloci. Credo che sia una opportunità, tecnologicamente forte, per generare aggregazioni più forti e tribù più vaste. Per la gioia del marketing.

venerdì 9 ottobre 2009

CRESCONO GLI UTENTI INTERNET.

di Beniamino Buonocore

Continua (inesorabile) la crescita di utenti internet, sia in termini assoluti, e sia (sotrattutto) in termini qualitativi. Un risultato, che ci si poteva aspettare, evidenziato da un'indagine condotta da Nielsen, intitolata "La crisi non arresta internet".
L'indagine ha evidenziato una crescita dei navigatori con un aumento rispetto al 2008 del 12%. Ma ancora più rilevante è la accresciuta qualita del navigatore, il quale dimostra una maggiore attenzione al mezzo web, atteso l'aumento assolutamente rilevante delle pagine viste da ogni singolo utente e l'aumento del tempo di utilizzo della rete. 



L'analisi in termini qualitativi ha anche evidenziato con gli utenti cominciano ad delinearsi come utilizzatori puntuali del web. Il 75% dei navigatori si concentra su community, social network, blog; il 54%  si dedica ai video e cosi via. Un risultato raggiunto attraverso un'offerta di contenuti sempre più ricca e completa, e (a mio giudizio) da una maggiore conoscenza dello strumento internet da parte dell'utente, che comincia sempre più a sapere cosa vuole e come e dove cercarlo.
















Inutle dire, maggiori gli utenti, maggiori gli investimenti pbblicitari.
Anche se la TV continua a farla da padrone, conquistandosi il 52% degli investimenti, la rete continua a scalare posizioni, incrementanto la crescita, incanalando il 7% degli investimenti pubblicitari (in aggiunta al 14% di crescita 2007), e sorpassando (peccato) la raccolta delle radio.


Questa indagine fa ben sperare, che possano esserci segnali di ripresa di un'economia che fatica a trovare sbocchi a presentare la sua offerta. Io spero che non si dimostri ancora di più la sua forza del web, man mano che gli adetti ai lavori impareranno a conoscere sempre meglio l'utente web, le sue aspettative, i suoi desideri, e il suo modo di interaggire con la rete.
Se ne parlerà più approfonditamente anche al IAB FORUM 09.